L’era dei dinosauri
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Anche se i dinosauri sono ormai parte importante di tutti i musei di storia naturale e le esposizioni riguardano generalmente solo scheletri montati e calchi (in originali o in copie), nel nostro museo si è invece scelto di rappresentare gli animali in forme e dimensioni reali, nonchè in posa dinamica. Negli ultimi anni infatti si è provveduto ad inserire, tra le preesistenti storiche collezioni zoologiche, quella che oggi può essere definita la più importante esposizione italiana di modelli a grandezza naturale di animali estinti.
Nella sezione dei mammiferi si è dato ampio risalto all’ultima Era Glaciale, inserendovi alcuni tra i più significativi animali di quella particolare era evolutiva, tra i quali: il Mammut lanoso (Mammuthus primigenius), il Rinoceronte lanoso, la Tigre dai denti a sciabola e l’Orso delle caverne (Ursus spelaeus).
Per ciò che concerne i rettili il museo dispone di quei dinosauri che sono tra i più conosciuti dal vasto pubblico di adulti e bambini; tant’è che all’ingresso ci accoglie il Tyrannosaurus rex, alto 6 metri e lungo 8, in una fedele scena di predazione di un Parasaurolophus. Incontreremo poi altri dinosauri del periodo Cretacico, come: lo Styracosaurus, il Gastonia, il Protoceratops e i piccoli e agili Velociraptor. All’esterno sono visibili anche dei dinosauri di epoche precedenti, è il caso del Placerias (Triassico), dello Stegosaurus e del Ceratosaurus (Giurassico).
La galleria dei dinosauri prosegue all’interno del museo, dove troveremo il Dilophosaurus, l’Herrerasaurus e l’Oviraptor. Un modello a grandezza reale di un Ichthyosaurus ci mostra le evidenti analogie tra rettili nuotatori del passato e gli odierni cetacei, mentre il calco e il modello a grandezza naturale dell’Archaeopteryx, un dinosauro piumato del Giurassico, rappresenta la transizione tra il mondo dei rettili e quello degli uccelli. Una ricostruzione del Gastornis, enorme uccello non volatore dell’era Cenozoica, apre la galleria degli uccelli estinti, che si completa con due bellissimi esemplari: il Dodo (Raphus cucullatus) e l’Alca impenne (Pinguinus impennis), scomparsi negli ultimi secoli a causa dell’uomo.
Lo Squalodontide ci introduce alla sezione dei mammiferi marini, già di per se ricca di modelli di cetacei (delfini). Anche in questo caso siamo di fronte a una fedelissima ricostruzione, unica in Europa, di circa quattro metri di lunghezza.
Per finire incontreremo le ricostruzioni del Tapejara, uno dei più grandi rettili volanti del Giurassico, con otto metri di apertura alare e diversi piccoli, ma veloci Pterodactylus, il cui corpo era coperto nella parte inferiore da peli, indicando così la possibilità di termoregolarsi.
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Nella fotogallery le immagini di alcuni esemplari esposti nel museo: